Ebola è il nome di un virus, improvvisamente risvegliatosi nel 1967 nelle foreste africane. Uccide dapprima alcuni ricercatori di un laboratorio tedesco, nel quale si studiavano delle scimmie importate dall'Africa. Nove anni più tardi, si rifà vivo decimando dei villaggi del Sudan, e contaminando un'intera provincia dello Zaire.Nel 1989, un laboratorio nei dintorni di Washington è dichiarato zona "off limits" dall'armata americana: 450 scimmie hanno contratto il virus, ed ogni forma di vita deve essere eliminata dagli specialisti rinchiusi nelle loro tute ermetiche. Il peggio è evitato di poco.

Tutto ciò è raccontato nel bestseller "Hot Zone", firmato da uno scienziato dell'università di Princeton. Richard Preston non ha aggiunto una virgola ai dati reali scaturiti dalla sua indagine, ma il suo libro si è caricato di un tale suspense da far dichiarare ad uno specialista del genere come Stephen King che "il primo capitolo di "Hot Zone" è una delle cose più terrificanti che abbia mai letto in vita mia. E ciò che segue è ancora peggio." Poiché nel libro di Preston i virus sono latenti da tempo nelle foreste tropicali: essi si trasmettono per via sanguinea, provocando dapprima screpolature nella pelle, fuoriuscite emorragiche dalle glandole salivari, rammollimento dell'epidermide che si lacera al semplice contatto: il tutto in una progressione ovviamente spaventosa. Virus micidiali, ma che uccidono ad un velocità tale da essere, se cosi si può dire, controproducente: manca infatti loro il tempo e lo spazio per sfociare in una vera e propria epidemia.

Ma immaginiamo che per una ragione ignota (o, come suggerisce abilmente l'autore, forse mistico-ecologica: una conseguenza delle degradazioni nella biosfera di quelle regioni) Ebola subisca una infinitesimale modificazione genetica: la sua propogazione diverrebbe allora aerea, farebbe il giro del mondo in sei settimane come l'influenza, impiegherebbe dieci giorni a compiere ciò che all'AIDS richiede dieci anni...

La distruzione delle foreste, il risvegliarsi di antiche minacce rimaste nel buio, l'Africa e la scimmia, il contagio e l'incubazione, il silenzio di Stato e naturalmente i paralleli con l'AIDS : non c'è da meravigliarsi che abbia interessato i produttori cinematografici, e Ridley Scott, autore di quell' ALIEN che continua a far stato in materia. Pare sia stato un litigio fra Robert Redford e Jodie Foster, le due star previste da Scott, a far naufragare il progetto: ed a far si che questi approdasse fra le braccia di Wolfgang Petersen. E qui termina gran parte dell'avventura: poiché è da tempo che l'autore di LA STORIA INFINITA si è perso nei meandri di una carriera da impiegato tutto-fare.

Ecco allora che VIRUS LETALE (che d'altronde non ha ottenuto i diritti per adattare il libro di Preston) non può che rispecchiare, per l'ennesima volta, l'equazione di un certo spettacolo americano: efficacia dinamica ed infantilismo ideologico. Il sempre più raggrinzito Dustin Hoffman e l'ancora più improbabile sua signora in istanza di divorzio Rene Russo, indossano le tute isolanti color canarino: come non rivelarvi che sarà proprio il virus a farli ritornare assieme?